L'alveare della tradizione

23.10.2018

Un tempo, quando non esistevano ancora le arnie moderne, le api venivano allevate nei Bugni Villici. Ogni regione o valle aveva il suo che poteva differenziarsi per la forma e per i materiali utilizzati. Poteva essere scavato nella roccia, in un tronco di legno oppure costruito con degli arbusti intrecciati e ricoperti di una pasta a base di argilla per la protezione dalle intemperie.

Tutti i bugni però si caratterizzavano dal fatto che il favo era attaccato direttamente alle pareti interne ed era quasi impossibile estrarlo senza romperlo, uccidendo anche le api. Era inoltre complicato esaminare i favi di covata e diagnosticare pericolosi focolai di patologie, anche se non erano presenti e diffuse come al giorno d'oggi.

Con un po' di fortuna, passeggiando lungo i sentieri della Valle d'Aosta, è ancora oggi possibile ammirare i bugni villici utilizzati dagli abitanti della montagna per la produzione di miele. Erano ricavati da un tronco d'albero, generalmente di quercia, che veniva svuotato ed adattato per  accogliere il favo con due piccoli bastoni posizionati a croce all'interno.

Claudio Champurney ha riprodotto un "alveare della tradizione" che è stato premiato con un diploma di merito e primo premio durante l'edizione 2018 della Fiera di Sant'Orso.

Per la sua realizzazione ha utilizzato un tronco di quercia, lo ha svuotato e lavorato sezionandolo per ricavarne il nido e due melari superiori.

Sotto il nido ha inserito un cassetto per le ispezioni, il fondo anti varroa ed i telaini costruiti nelle diverse misure per occupare tutto lo spazio interno. Nell'estremità superiore è presente l'escludi regina.

Anche nel melario i telaini sono stati ridimensionati per sfruttare tutto lo spazio disponibile e sono stati creati degli adattatori per permetterne l'inserimento nello smielatore.

L'alveare della tradizione è stato posizionato da Claudio Champurney nel suo apiario per sperimentare e confrontare le vecchie e le nuove tecniche di produzione di miele in montagna.